Standard o “su misura”?
Credo che questa scelta sia fondamentale nel definire come vogliamo apparire o essere riconosciuti. Entrambe hanno pregi e difetti e forse non è nemmeno una scelta, ma fa parte di quello che ognuno è, non ci si può forzare di essere quello che non si è.
Per semplicità userò una metafora applicabile come preferite.
Se sono un sarto che confeziona abiti su misura, non posso prescindere dal prendere le misure esatte del mio cliente, questo è il minimo, ma c'è molto di più. Devo conoscerlo, entrare in sintonia con lui, conoscere il suo stile di vite, gusti, esplorarne la personalità, diventarne quasi un amico, un confidente, evidenziarne i pregi e nasconderne i difetti. Devo con le mie creazioni renderlo diverso da chiunque altro, dargli un immagine che rispecchi quello che lui vuole trasmettere. Questo costa tempo, richiede un ceto tipo di competenze, empatia, non posso moltiplicare la mia produzione all'infinito.
Se sono invece un commerciante di abiti da produzione industriale mi serve solo sapere la taglia, potrò farlo scegliere tra quattro colori e in poco tempo posso fornire migliaia di pezzi. Probabilmente mi approvvigionerò presso fornitori da cui si servono anche molti miei concorrenti. Il risultato è che molti, se avessi il monopolio tutti, apparterrebbero molto simili, qualcuno starebbe meglio, altri peggio, ma non dipenderà dal mio prodotto, ma dalle loro caratteristiche fisiche. Inevitabilmente ogni capo non potrà raccontare la personalità e rappresentare ogni individuo. Una scelta che richiede meno coraggio, meno personalità, meno individualità, sarò più o meno simile a tutti glia altri.
Questo lato cliente, una scelta. Ma dal punto di vista del sarto o del commerciante? Beh, non credo che le due figure potranno mai interscambiarsi, anche a fronte di promesse di guadagni differenti.
Marco Fasoli