Quando ho capito che conquistare la fiducia per quello che si è, è fondamentale

26.06.2024

Devo andare molto indietro nel tempo, a quell'età in cui inseguire un pallone con le porte fatte con i giubbotti era il passatempo di interi pomeriggi.

Io non ero un calciatore, facevo altri sport più seriamente, quello era solo un gioco per me….ma più si sono allontanati quei momenti, più ci ho visto dentro tante lezioni e visioni di quello che sarebbe stata poi la mia vita, del resto il gioco da bambini dovrebbe servire proprio a questo e forse i risultati di bambini che non giocano più, ma si limitano a guardare, imitare senza formare un proprio carattere e personalità, li stiamo imparando a conoscere e riconoscere….ma questo è un altro tema…

Torniamo in quei giardini. Io non ero un certo un "tecnico", nelle sfide a chi faceva più palleggi o numero di tocchi al volo non partecipavo nemmeno…e quelle qualità sembravano invece fondamentali per acquisire la fiducia degli amici.

Per un periodo quindi giocavo, ma pensando a quella malata capacità funambolica come un limite, quindi rimanevo defilato, facevo il compitino…passando sempre la palla ai "tecnici".

Però ero uno sportivo, di altri sport, ma molto sportivo, avevo polmoni infiniti, corsa e grinta….mancava solo una cosa, fare conoscere queste diverse qualità ai palleggiatori…

Vi assicuro che a quell'età non era semplice…ma alla fine è stato il mio primo esercizio da comunicatore e una volta conquistati gli altri, continuavo a non partecipare alle sfide del numero di palleggi e tocchi al volo, ma nelle forsennate partitine trascinavo gli altri….correvo forte, non mi stancavo mai…e i ricordi migliori sono quelli di quando si giocava con ragazzini più forti…più erano forti gli avversari, più lo diventavo io….e mi rendevo conto che il numero di palleggi e tocchi al volo non erano poi così determinanti…

Marco Fasoli