Plug-in hybrid: il meglio di due mondi
In un momento in cui il mondo dell'automobile sta vivendo una transizione che sembra porti ad una vera e propria rivoluzione, tra i sostenitori dell'elettrico "tout court" e quelli dei motori termici che battagliano con argomenti condivisibili in entrambi i casi, se si ha la volontà di guardare al problema con minimo di distacco e obiettività, la classica quadratura del cerchio mi sembra essere quella delle ibride plug-in. Poter contare su una cinquantina di km di autonomia in modalità elettrica, permette di circolare nei centri cittadini ad emissioni zero, senza però tutte le controindicazioni che un'elettrica pura ,che piaccia o no, ha ancora in questo momento. Viviamo in un mondo in cui l'energia elettrica viene ancora prodotta per la stragrande maggioranza da fonti inquinanti (la modernissima Germania in questo senso ha il record di centrali a carbone) ed in una situazione del genere il problema viene semplicemente spostato. Mentre circolare in modalità elettrica all'interno delle città regala un grande beneficio per i nostri polmoni, il rapporto costi/benfici di questa soluzione estesa al 100% dell'utilizzo di una vettura è ancora fonte di qualche perplessità. Inoltre, se per magia tutte le automobili si trasformassero in elettriche, il fabbisogno di energia risulterebbe al momento insufficiente, ricordiamo che viviamo in città dove nelle giornate più calde, la sola accensione dei climatizzatori causa spesso black out. Ovviamente questo è solo il mio punto di vista, ma penso che sia invece oggettivo il fatto che le ibride plug-in rappresentino la soluzione migliore per il presente. Dal primo di marzo queste vetture usufruiranno, come le elettriche, di incentivi governativi sull'acquisto che arriveranno fino a 6.000 Euro. Molti modelli di varie tipologie dalle compatte Prius e MINI Countryman, alle SUV, fino a supercar da 680 CV come la Porsche Panamera Turbo S-E Hybrid, ecco quello che offre oggi il mercato in tema di plug-in hybrid
Marco Fasoli