Dakar: una gara come metafora della vita
La Parigi Dakar, oggi solo Dakar, è una gara unica al mondo: cambiano i Paesi in cui si corre, la formula, la durata della gara, ma rimane sempre qualcosa di unico. La sua magia è che oltre alla competizione vera e propria, c'è sempre stata una gara personale portata avanti da ogni partecipante con sé stesso, dal pilota ufficiale in lotta per la vittoria assoluta, all'ultimo ed ancora più eroico pilota privato per il quale la partecipazione rappresenta già di per sé il traguardo di una vita. Difficoltà, momenti di disperazione, condizioni di sopravvivenza estreme, paura di non farcela, tentazione di mollare, sono avversari temibili che tutti noi incontriamo nella vita. La Dakar li concentra tutti in una competizione motoristica. Superare i momenti di crisi, non lasciarsi prendere dallo sconforto, reagire e ripartire, sono lezioni di vita che questa magica competizione dispensa a piene mani. Più che un semplice rally raid, un'avventura in cui fare i conti con i propri limiti, le proprie paure e vincerli. Della gara di quest'anno mi piace raccontare due storie diverse. La prima è quella di Nicola Dutto che ha realizzato il suo sogno di partecipare nella categoria moto dopo l'incidente stradale che nel 2010 lo costrinse alla carrozzella. Una lezione sulla forza di volontà e sul superamento dei propri limiti che sono solo nella propria testa e, purtroppo a volte in quella degli altri. Una gara, quella di Nicola, durata solo cinque giorni, ma che sicuramente è da annoverare come una vittoria personale e un esempio per tutti.
La seconda storia, più normale se si può utilizzare la parola normale parlando di questa gara, è quella di Cristina Gutiérrez alla sua terza partecipazione. Per il terzo anno consecutivo è arrivata al traguardo, migliorando di volta in volta la sua posizione finale: 44esima nel 2017, 38esima nel 2018 e 26esima in questa edizione. Alla guida di una Mitsubishi Eclipse Cross allestita dalla filiale spagnola del Marchio con al suo fianco il copilota Pablo Huete, ha dovuto affrontare e superare molte difficoltà: penalizzazioni severe, la rottura di due radiatori nel corso della quinta tappa che la ha quasi costretta al ritiro e le temperature che nell'abitacolo raggiungevano i 60 °, possono rappresentare bene la metafora di quanto affrontiamo in una vita. Superare tutto questo, non scoraggiarsi davanti a niente e migliorarsi volta per volta ottenendo risultati sempre migliori trovo sia un'altra bella lezione per tutti...
Per completezza d'informazione, Cristina Guitérrez si è aggiudicata il 7° posto di categoria (T1.2: fuoristrada prototipi diesel) ed è stata la prima donna in classifica generale...e la vita, scusate, la storia continua...
Marco Fasoli