Assecondare i gusti del pubblico o "inventare" quello che non si aspetta
Oggi, in un momento storico in cui nessuno è disposto a rischiare nulla, tutto è globalizzato e uniformato, la risposta più comune a chi si interroga sull'appiattimento di contenuti a discapito di originalità e anticonformismo, è quella che fa appello ai desideri del pubblico. SI fa questo perché è quello che chiede il cliente finale. In un'epoca di tagli di budget e paura di sbagliare è più che comprensibile questo approccio che permette di posizionarsi all'interno di un mercato sempre più grande. Sparigliare il mercato e occupare spazi inesistenti fino a quel momento, è invece la sfida che può fare la differenza tra "essere sul mercato" e spartirsi una fetta sempre più piccola e dato il numero degli attori in gioco e diventare padroni di un segmento magarti più piccolo, ma molto più remunerativo ha invece a che fare con osare proponendo qualcosa che il pubblico non può ancora desiderare, perché semplicemente sconosciuto. Creare nuovi bisogni, nuove tendenze, nuovi linguaggi comunicativi è un'operazione tanto complicata, quanto stimolante. Per anni la comunicazione ha fatto questo, oggi spesso si limita a "seguire", quando invece secondo me dovrebbe indicare nuove strade, che magari sono strade già percorse ed abbandonate in nome di "quello che oggi desidera il pubblico": una mezza verità che a volte purtroppo si trasforma in alibi...
Marco Fasoli